Reperti arcaici per l’archeologia del futuro, questi manufatti assumono una funzione di memoria lontana dalla nostalgia privata: sono la memoria della materia, un ricordo dall'esterno, che viene da quella dimensione estranea alle categorie della mente umana, che non soggiace alle nostre leggi e che esiste nonostante l’uomo.
Nel libro Specie di spazi Georges Perec parla del desiderio di appropriarsi dei luoghi e della necessità di comprenderli per farli diventare punti di riferimento personali, fonti per il futuro proprio.
Per approcciare questo futuro non ci resta che cominciare ad abituarci a vivere in stato di imponderabilità, dimenticare le verticali e le orizzontali, abbandonare il senso di orientamento abituale.
L’attraversamento dei luoghi si configura quindi come sequenza di layer, di spazi affettati, di architetture sottili, che sembrano di contenere i codici di qualche misterioso processo mentale.
D’altronde l’opera di Liparesi resiste alla seduzione della monumentalizzazione e conferisce all'osservatore un ruolo fondamentale a patto che egli sia disposto a decostruire il rapporto di funzionalità che è abituato a instaurare con il mondo che lo circonda. In questo modo gli oggetti già superati diventano luoghi sottratti al tempo lineare e agli spazi dell’esperienza comune.
[Mostra, testo e foto a cura di Yulia Tikhomirova]
GATEWAY 2022
Esiste un particolare tipo di narrazione letteraria o visiva, dove i vari piani temporali si confondono e il lettore o lo spettatore è impossibilitato a decidere chiaramente se ciò che ha davanti appartiene al passato remoto o al lontano futuro ancora in arrivo.
Uno spaesamento, è questa la sensazione che si prova davanti a tali avvenimenti, un “senso di anacronismo”, un effetto weird, come lo chiama Mark Fisher nella sua celebre raccolta di saggi The Weird and the eerie, nella quale afferma che il nostro futuro, in realtà, è già accaduto.
Lo stesso senso di anacronismo possiamo percepire davanti all’installazione site-specific di Michele Liparesi Gateway. Liparesi sviluppa ulteriormente il tema, a lui caro, dell'archeologia del futuro, già esplorato nei lavori precedenti Anaktisi e Roomscape dove la condizione necessaria per approcciare il futuro era nell’ abituarsi a vivere in uno stato di imponderabilità, dimenticare le verticali e le orizzontali e abbandonare il senso di orientamento abituale.
Nell’opera Gateway, installata nella parete esterna dello storico centro culturale Mercato Sonato, quindi visibile ai passanti già dal ponte San Donato, Liparesi “confonde” ulteriormente lo spettatore, immergendolo, questa volta, in un senso di disorientamento temporale. I manufatti di uso quotidiano diventano degli organismi che portano in sé tracce di una vita che sembra aliena; non necessariamente minacciosa, ma sicuramente estranea a noi, una vita dove noi non siamo indispensabili.
L’età dei reperti usati da Liparesi dipende dalla posizione cronologica assunta dal fruitore. Sono degli archetipi che sembrano raccontare fedelmente il nostro presente immediato, tuttavia, solo in apparenza. Gateway non è rivolto a noi, ma a uno spettatore del futuro, che vivrà l’opera nel modo inevitabilmente lontano dal nostro, distorto dal tempo che ci separa.
Passato e futuro – le due assi principali sulle quali siamo abituati a basare il nostro “essere” presente - entrano qui in uno stato di confusione facendoci vivere una disorientante esperienza di passato-nel-futuro o di un futuro-anteriore.
[Installazione, testo e foto a cura di Yulia Tikhomirova]